Se qualcuno crea rabbia dentro di te

Le ultime parole di un padre morente

Il padre di Gurdjieff stava morendo. Le sue ultime parole a Gurdjieff hanno un significato immenso; forse nessun padre ha mai consigliato un figlio con un’intuizione così grande; e Gurdjieff aveva solo nove anni.

Un messaggio da ricordare

Dunque il padre gli disse: “So che adesso potresti non capire ciò che sto dicendo, ma non ho altro tempo, te lo devo dire adesso. Ma tu hai tempo – ricorda soltanto le parole. Quando avrai maturità sufficiente per comprendere cosa significano quelle parole, allora agisci in base a quelle parole. Ma non scordarti, ricorda: si tratta di una semplice frase.” E disse a Gurdjieff di ripetere la frase tre volte, così che potesse morire in pace.

L’unica eredità

E gli disse: “Perdonami, perché non ho alcuna eredità da lasciarti, tranne questa frase.” E qual era quella frase? Un’affermazione molto semplice. Gli disse: “Ricorda, se qualcuno crea rabbia dentro di te, dì a quella persona che tornerai dopo ventiquattro ore, per rispondergli. Aspetta ventiquattro ore; e dopo ventiquattro ore qualsiasi cosa affiori in te, vai e agisci.” Un consiglio strano, ma non bizzarro, se comprendi.

Il seme di una trasformazione

E questo semplice consiglio cambiò tutta la vita di Gurdjieff. Quest’unica frase diede forma a un uomo come George Gurdjieff: quel tipo di uomo è creato solo dopo secoli.

Il peso della solitudine e la forza dell’adattamento

Ma quel vecchio doveva essere un uomo di grande intuizione; non gli lasciò nient’altro, disse al figlio: “Adesso dovrai prenderti cura di te stesso. Tua madre è morta, io sto morendo. Dovrai guadagnarti il tuo pane. Da solo dovrai imparare a gestirti.” Un bambino di nove anni… ma questa divenne una grande opportunità per Gurdjieff, perché iniziò a girovagare con dei nomadi.

Il legame con i nomadi

Gurdjieff era nato in Russia, nei pressi del Caucaso dove ancora vivono dei nomadi, tribù itineranti. Persino sessant’anni di vessazioni comuniste non sono riuscite a rendere stanziali quei nomadi, perché ritengono il vagabondare un diritto naturale dell’uomo, e forse hanno ragione.

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