Svelare il Punto G

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Cos’è il punto G?

Il punto G è un’area il cui diametro varia da 0,5 cm a 2,5 cm, situato sulla  parete  superiore  della  vagina,  dietro  l’osso  pubico.  La  distanza dall’entrata vaginale dipende dalla configurazione anatomica individuale. Negli antichi testi tantrici viene chiamato anche saspandana “punto del piacere”, “punto della beatitudine” o “punto sacro”. Su nessun altro argomento relativo alla sessualità si troverà una tale divergenza d’opinioni come sul punto G. Ci sono sessuologi di fama internazionale che lo ritengono un mito, altri stimano che solo il 20% delle donne ne siano dotate, altri, come Ladas o Sevely, dimostrano empiricamente che tutte le donne ce l’hanno; c’è insomma una grande confusione in proposito. Noi che abbiamo studiato prima il Tantra e poi la sessuologia, abbiamo potuto  sperimentare  il  punto  G  in  prima  persona,  e  dopo  averlo  molto assaporato e goduto, gli studi scientifici non ci hanno suscitato né particolari dubbi né ripensamenti. Nella letteratura tantrica non si trova alcuna divergenza su questo punto, che viene considerato da tutti un punto sacro, proprio perché è  una chiave verso l’orgasmo implosivo. Da dove nasce dunque una tale confusione, tra gli studiosi occidentali? Come possono dei ricercatori come Masters e Johnson, che hanno studiato 7500 orgasmi in 382 donne, non aver trovato il punto G o non prenderlo in considerazione? Dal canto nostro, abbiamo condotto accurate osservazioni su 125 donne, mentre scoprivano il punto G con l’aiuto del loro partner. Tutte (il 100%) lo hanno  trovato.  E  non  soltanto  ci  hanno  descritto  tutte  una  medesima sensazione, nettamente distinta da quelle nelle pareti vaginali limitrofe, ma i loro volti aperti e rilassati, il fastidio passeggero, le lacrime di gioia, i gemiti, il respiro disteso, i movimenti di abbandono e il silenzio commovente che è seguito alla scoperta non ci hanno lasciato alcun dubbio. Naturalmente, le nostre  ricerche  stanno  continuando:  tutti  coloro  che  sono  interessati  ad approfondire  questo  argomento  possono  contattarci  all’indirizzo  indicato in fondo al libro.

Secondo noi quell’enorme divergenza nei risultati delle varie ricerche sul punto  G  non  dipende  dalla  sua  esistenza  o  nonesistenza,  ma  solo  dalla metodologia  di  ricerca.  Una  ricerca  che  consideri  esclusivamente  elementi anatomici  e  fisiologici  (battiti  cardiaci,  millimetri  di  dilatazione  vaginale, colorazioni delle labbra ecc.) non lasciando alcuno spazio ai sentimenti e alle pulsioni che la donna prova in quei momenti e non considerando le più intime e spesso oscillanti espressioni del femminile, non è il metodo adatto per trovarlo, per quanto grande sia il campione studiato e per quanto sofisticati siano gli strumenti utilizzati; una simile ricerca avrà infatti l’effetto di inibire il fenomeno stesso che si era proposta di misurare. Il  punto G, che trova una sua corrispondenza anatomica nel  “corpo spugnoso uretrale”, ha caratteristiche che a prima vista fanno sembrare contraddittorie le sue manifestazioni, non in linea con la logica maschile che tuttora prevale nella ricerca scientifica. Così, anche noi abbiamo avuto modo di constatare che persone dotate di buona intelligenza, e alle quali era stata fornita unadettagliata spiegazione e un preciso disegno anatomico, non lo hanno trovato al primo tentativo, oppure lo hanno localizzato con precisione e poi lo hanno smarrito, perché non corrispondeva alle loro aspettative.

I presupposti che aiutano a trovarlo, secondo le nostre esperienze, sono i seguenti:

  • occorre dedicare a questa ricerca molto tempo e una buona dose di pazienza;
  • l’uomo deve esser presente con se stesso, e centrato in se stesso;
  • occorre un ambiente e una cornice che aiutino la donna a concentrarsi su se stessa;
  • bisogna  proseguire  anche  se  all’inizio  si  hanno  delle  sensazioni sgradevoli;
  • è anche auspicabile, ma non indispensabile, la guida di una persona esperta che possa condurti attraverso i meandri delle diverse sensazioni, come succede in un rituale iniziatico.

Tutti  questi  presupposti,  che  un  rituale  tantrico  può  agevolmente garantire, mancano di  solito nell’ambiente sterile dei  laboratori  di  ricerca. Questo spiega perché nei corsi di Tantra tutte le donne trovano il punto G, mentre nelle cliniche ciò avviene di rado. Il punto G deve essere letteralmente scoperto, localizzarlo non basta. Quasi in tutte le donne esso è “velato” all’inizio, e qualche donna ha bisogno di più tempo per togliere quel velo e per svegliare il punto G al piacere.

Vediamo meglio le sue caratteristiche, prima di intraprenderne noi pure la scoperta. Il punto G ha un tessuto simile a quello della prostata maschile. In senso energetico può essere considerato un polo negativo, perché è ricettivo: assorbe e invita ciò che gli si presenta sotto forma di energia. Attira il piacere, in cambio ha la capacità di aprirsi a opportunità di piacere via via più alte, fino a momenti estatici. La stimolazione del punto G per la donna è strettamente correlata con i sentimenti, non provoca una sensazione sessuale neutrale come avviene nel clitoride: corre parallela a un fiume di sentimenti.

Come si trova il proprio punto G

Ora vediamo come svelare il punto G.Massaggio Californiano Esalen Californian Massage
Lo puoi fare anche da sola, seduta, ma è una di quelle pratiche che si fanno molto meglio in due e che non arricchisce te sola, ma anche l’uomo, il quale potrà vedere un aspetto del femminile che forse non aveva mai percepito con tanta intensità. Prendetevi  2  ore  di  tranquillità,  che  dedicherete esclusivamente a questa esplorazione. Preparate un letto comodo in un ambiente caldo con diversi cuscini per  sostenere  la  testa  e  le  ginocchia,  fazzoletti  di carta, un gel vaginale, musica rilassante, candele e quant’altro vi occorre per sentirvi a vostro agio. La donna si può rilassare completamente e sente accanto a sé l’uomo, che le rimarrà vicino anche quando lei scenderà nel profondo dei suoi sentimenti e li assaporerà da dentro. Deve solamente essere consapevole del  suo  respiro,  e  rilassarsi;  comunicare  all’uomo  le  sue  sensazioni corporee, le sue emozioni, i pensieri, i dubbi, dirgli come vuol essere toccata; ciò aiuterà anche l’uomo a sentirsi più sicuro di sé.
L’uomo si lava accuratamente le mani e si taglia le unghie e le lima in modo da non lasciare alcun margine aguzzo. Poi inizia a toccare la donna in maniera piacevole; non la deve eccitare o portare a un orgasmo, deve solo  toccarla  senza  alcuna  preoccupazione  riguardo  a  un  qualche obiettivo. Deve anche sapere che tutto ciò che lei esprimerà riguardo ai suoi sentimenti (che potranno mutare anche molto velocemente), non riguarderà lui personalmente, ma emergerà da lei, mentre sta scoprendo sempre di più se stessa. Per la donna è importante che l’uomo le rimanga vicino e attento, mentre lei si abbandonerà fiduciosamente, e questa vicinanza e assistenza vigile è il dono più bello che egli le possa fare ora.
L’uomo comincia con un massaggio: il “massaggio che non hai mai avuto” del capitolo sette o un altro massaggio che inizia su tutto il corpo e poi si concentra sui genitali, collegandoli ogni tanto con le altre aree: il ventre, il seno, il torace, le cosce. Già ora potranno emergere i primi sentimenti.
L’uomo arriva, col suo massaggio, all’osso pubico e all’attaccatura della   muscolatura   della   pancia;   arriva   alle   labbra   esterne,   può massaggiarle, prenderle tra le dita, stirarle leggermente; passa poi alle labbra interiori; può, per esempio, tenere tra l’indice e il medio le labbra esterne  e  massaggiare  col  pollice  dell’altra  mano  quelle  interne, massaggiare a sinistra e a destra la pelle sopra il clitoride, o anche tenere una mano su tutta la vulva, con il palmo sul monte di venere; la donna potrà muoversi leggermente, rilassarsi in questa mano che la tiene; dirà lei quando è il momento di introdurre il dito. L’uomo pone pure il dito sull’apertura della vagina e lo lascia lì, per qualche momento, mentre con l’altra mano accarezza il ventre, il torace e il seno.
Quando lei lo chiede, il dito entra lentamente: non infilarlo, ma fallo come scivolare dentro; usa il lubrificante, specialmente se la vagina è stretta; rimani lì, con una pressione costante sul punto, e lascia che la vagina si apra millimetro dopo millimetro; vedrai che se non premi ma rimani fermo, la vagina si aprirà da sola e ti inviterà – e per la donna invitare a penetrarla è una sensazione completamente diversa dal venir penetrata da una forza esteriore. Quando sei dentro di lei, comunica sempre alla donna  dove  sei  e  cosa fai  col  dito, in modo che lei possa precisare l’immagine dell’interno  della  sua  vagina,  e  capire “ah, così è lì, in questo punto provo la tal sensazione, ora lui è più in là, ecc.”, e crearsi così una mappa visiva della sua vagina nei diversi punti.
L’uomo incontra il primo anello muscolare all’incirca alla profondità della  prima  falange  del  dito.  Esercita  una  pressione  sù  tutti  i  lati, fermandoti ogni tanto per qualche istante; lapressione è dolce ma decisa, il  dito porta consapevolezza in questo tipo di contatto, il tuo dito sta praticamente chiamando l’attenzione della donna in quel punto, la invita a  rilassarsi.  Procedi  circolarmente,  in  senso  orario  ed  esercita  una pressione su ciascuna ora, eccettuato il punto più alto, il 12. Immagina che il tuo dito sia al centro di un orologio, il dodici è verso il clitoride e il sei è verso l’ano.
Poi puoi entrare di più, fino circa alla metà della vagina, e puoi sentire da dentro l’ilio, l’osso su ciascun lato; ora (nel tuo orologio immaginario) premi verso l’undici e verso l’una, verso il nove, su un’ampia superficie della  parete  vaginale  e  là  dove  senti  come  dei  piccoli  nodi,  non massaggiare ma lascia lì il dito (e la donna immagini di star respirando in quel punto); poi premi sul sei, sul tre ed entra ancora di più, più in profondità; non toccare il collo dell’utero, che è molto sensibile, premi soltanto  intorno  a  esso,  non  su  di  esso,  continuando  intanto  a accarezzare tutto il corpo della donna: accarezza le cosce, le ginocchia, le anche, i fianchi, il seno, il ventre, il collo e così via; la vagina in questo stato rilassato è come una grande caverna che si modifica e cede sotto la tua pressione.
Il punto G: quando arrivi al dodici, sul tuo orologio immaginario, piega lentamente il dito in su e in avanti; col dito piegato arrivi dietro all’osso pubico, oppure più in profondità (in dipendenza del tipo anatomico); puoi esercitare anche lì una pressione dolce ma decisa e ferma – tenendo il dito quasi immobile. Se adesso la donna avverte delle emozioni forti, delle sensazioni sottili o un alternarsi di diversi sentimenti, dovrà parlarne ed esprimerle; l’uomo intanto le tocca sempre con l’altra mano tutto il corpo  –  e  potrà  aumentare  la  pressione,  o  rilassarla  un  po’,  potrà descrivere  dei  piccoli  cerchi  con  la  mano,  o  delle  vibrazioni  (è consigliabile il ritmo di una al secondo), ma vedrete voi stessi cosa vi dà più piacere, cosa vi aiuta di più a essere consapevoli; la prima volta la donna avvertirà qualche bruciore, la sensazione di dover fare la pipì, ma solo all’inizio: poi sentirà che quest’area inizia a sciogliersi.
Per  circa  20  minuti, l’uomo  continuerà  a  premere  e  massaggiare questo punto. Se in alcuni momenti ciò sarà fastidioso, alleggerirà la pressione  ma  rimarrà  sempre  su  quel  punto.  La  donna  aumenterà l’ampiezza del respiro e esprimerà quello che prova, mediante sospiri, gemiti, parole, piccoli movimenti ecc.
Alla fine, l’uomo estrae lentamente il dito e mette la mano sull’esterno della vagina, e la tiene lì per un po’: dopo un rapporto tanto intimo non bisogna staccarsi subito; l’uomo strofina le gambe della compagna, le accarezza, le chiede se vuol restare ancora accanto a lui o se preferisce rimanere da sola.

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In questa esperienza c’è da tenere conto di alcuni punti.

  • Può   verificarsi   un   fenomeno   che   viene   chiamato   eiaculazione femminile.  Se  la  stimolazione  al  punto  G  arriva  a  un  certo  tipo  di orgasmo, esce dall’uretra un liquido che non è urina, ma una sostanza biancastra simile allo sperma, solo meno densa. Proviene dalle “ghiandole periuretrali”, e l’espulsione è piacevole. Molte donne sentono lo stimolo, ma poi si trattengono perché si vergognano pensando che sia urina. Tenete pronto un asciugamano, e se la donna sente lo stimolo, si rilassi pure e lo lasci fluire. Sembra – ma ancora non abbiamo la certezza–  che  non  tutte  le  donne  provino  questo  fenomeno,  perciò  non preoccupatevi se non si verifica.
  • Per l’uomo quest’esperienza può rivelarsi  particolarmente irritante: può infatti accadere che mentre lui sta dando il meglio di sé, e dopo che per  un’ora  ha  dedicato  tutta  la  sua  attenzione  alla  donna,  lei improvvisamente scoppi in lacrime, si arrabbi, diventi triste, provi fastidio o dolori, e si mostri cioè tutt’altro che contenta. In tal caso, l’uomo sappia che non ha sbagliato nulla, che ha fatto tutto ottimamente e che quel fastidio non l’ha provocato lui ma si trovava già prima nella donna – o  meglio, si trovava negli strati in ombra che attraverso il massaggio l’uomo ha portato in superficie. Prima o poi quel senso di fastidio finisce, e  sotto questi strati più bui che l’uomo ha scoperto insieme alla sua compagna,  emergerà  qualcos’altro,  qualcosa  che  renderà  la  donna profondamente vitale e che, in un secondo momento, risulterà assai piacevole anche per l’uomo.
  • La donna è invitata a osservare le proprie sensazioni: anche quando diverranno  sensazioni  forti,  non  dovrà  lasciarsi  trascinare  via  da  un qualche  dramma  emozionale;  manterrà  il  ritmo  del  respiro,  rimarrà presente a se stessa e continuerà a osservare. Dopo un po’ le sensazioni diverranno comunque piacevoli, leggere, fluttuanti. (Qualche donna dovrà probabilmente ripetere più volte questa esperienza prima di arrivare ai piaceri tanto sottili.)“

Il punto G, ma anche tutta la vagina, possono essere corazzati  da inibizioni, dalla memoria di vecchi divieti, o d’una prima esperienza amorosa poco delicata, o di momenti nei quali hai fatto l’amore quando il corpo non era pronto, quando la vagina era ancora sorda e non era viva. La vagina assorbe tutto quello che entra, sia in senso fisico che energetico. Per difendersi si corazza e di conseguenza percepisce meno, riduce le percezioni al minimo. Ogni zona dei genitali femminili può corazzarsi continuando a nascondere sotto la  corazza  certi  traumi.  –  (Margo  Anand)”.  E  quando  andiamo  a massaggiare queste parti, i traumi vengono a galla, e si fanno sentire per venir guariti – così come emergono le emozioni represse quando massaggiamo la corazza muscolare nella terapia bioenergetica.

Il pene o il dito d’un uomo che ti vuol bene, possono aiutarti a sciogliere queste corazze, a riportare alla luce i loro traumi e a risvegliare la tua capacità di percezione. Con un massaggio di questo tipo, col dito e successivamente col pene,  tutti  questi  traumi  possono  veramente  guarire.  L’esperienza  è  più efficace se la si ripete più volte: durante un primo massaggio della vagina, del punto G o di altre parti, possono emergere anche emozioni molto spiacevoli e grossolane. Se la donna non si  contrae ma si  rilassa anche nei momenti fastidiosi e osserva consapevolmente quel che avviene, accogliendo tutte le sensazioni,  piacevoli  o  spiacevoli,  per  quello  che  semplicemente  sono,  la corazza si scioglie.

TANTRA (La via dell’estasi sessuale) – Elmar e Michaela Zadra – ©1997 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.

3 Responses

  1. Buongiorno!
    Trovo molto interessante il vostro articolo apprezzo molto la vostra professionalità ma al tempo stesso l’empatia.
    Oramai sono mesi che provo a trovare questo punto ma niente da fare anche in stato di eccitazione non riesco… Ho dei forti dubbi che non sia effettivamente cosi profonda in me la sua posizione perché proprio all’entrata a ore dodici ho una sporgenza che in stato di eccitazione si gonfia… Non so se effettivamente è quella mi sento delusa dal fatto che non riesco a provare un orgasmo vaginale da punto g quanto tutte le ragazze che conosco ci riescono. Non me la sento nemmeno di dirlo a mio marito perché magari non lo troviamo e oltre ad essere delusa io deludo anche lui che fa veramente il massimo per darmi piacere in tutto.
    Spero che possiate darmi un consiglio perché mi sento molto frustrata e non completamente soddisfatte dalla mia vita intima…
    Grazie per la lettura!

    1. Ciao Rosa, e grazie per aver scritto. É abbastanza naturale che si gonfi. Possono essere innumerevoli le ragioni per le quali non è possibile raggiungere un piacere orgasmico attraverso la stimolazione del punto G. Non è sempre detto che l’eccitazione aiuti, a volte allontana dall’entrare in contatto profondo con il rilassamento al “concedersi” il piacere.
      Anche la ricerca / volontà di trovare un risultato sessuale di coppia (come hai descritto) e la frustrazione, possono essere segnali di un approccio che magari non è ciò che vuole il tuo corpo (e tantomeno il tuo sesso). Vivere il piacere in profondità a volte significa anche riuscire a lasciarsi andare in modo totale e molto spesso nella vita ci sono aspetti non risolti che non ce lo permettono. Questi aspetti possono essere presenti in altre sfere che non sono la sessualità, ma che poi agiscono anche lì bloccando delle porte.
      Ma sono tutte ipotesi. Ti potrebbe essere d’aiuto fare qualche sessione con un terapeuta per capire qualcosa in più, dopodichè vedere con quale tecnica puoi lavorare e portarlo nella pratica con tuo marito.

      Tu in che zona vivi?

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